Una delle tecnologie che più affascina gli utenti e di cui al momento non siamo neanche agli albori in quanto nessun prodotto commerciale ne è dotato è il display flessibile. Alcuni prototipi sono stati già mostrati da Samsung durante il CES di Las Vegas 2013, così come anche da LG nel corso degli ultimi mesi. Il nostro sospetto è che, almeno all’inizio, smartphone dotati di questa tecnologia avranno dei prezzi alquanto elevati.
In nostro aiuto potrebbe venire Kateeva, una start-up che ha sviluppato un processo di lavorazione speciale, che rende capaci di produrre display flessibili in maniera molto più economica di adesso. Nello specifico, Kateeva ha sviluppato uno speciale metodo di stampa che spruzza letteralmente uno strato protettivo ed incapsula dunque l’unità OLED. Secondo quanto dichiarato da un esperto di tecnologie per display, appena poche molecole di ossigeno possono rovinare i display per cui, il processo di incapsulamento dentro uno strato protettivo, è un qualcosa di estremamente importante.
Un altro problema nella produzione dei display flessibili è quello relativo al pannello del touchscreen. Essendo formato principalmente da elettrodi, essi potrebbero incorrere in dei malfunzionamenti una volta che il display viene fesso tante e tante volte. Così come avvenuto in precedenza, un’altra start-up dal nome Canatu è riuscita a risolvere il problema inserendo uno strato protettivo formato da nanotubi di carbonio.