
Forse non tutti sanno che, nonostante Android sia un sistema operativo open source e utilizzabile da chiunque, la vendita di smartphone che lo utilizzano è regolamentata come qualsiasi altra cosa. La questione di ZTE a cui è stato proibito di vendere smartphone negli USA per questioni legate alla regolamentazione interna (avendo venduto smartphone in Iran e Corea del Nord) ha fatto un po’ rizzare sull’attenti Huawei, pur non avendo quasi alcun interesse ormai negli USA.
A questo proposito, è bene sottolineare che Huawei si è organizzata ormai da diversi anni a un “imprevedibile destino” con il sistema operativo Android, sviluppando in casa un’alternativa estremamente ottimizzata con i propri SoC Kirin.
Interpellata sulla questione, Huawei non ha confermato o negato l’esistenza del software, dicendo solo che “non ha piani” per lanciare un sistema operativo interno nel “futuro prevedibile”.
Le difficoltà di un possibile abbandono di Android
C’è da dire comunque che l’abbandono di Android in favore di una soluzione proprietaria sarebbe estremamente difficile essenzialmente per due ragioni:
- I Google Play Services, ovvero la spina dorsale del firmware degli smartphone Android, non potrebbero essere presenti;
- L’immenso catalogo di applicazioni già sviluppate per Android non sarebbe compatibile.
Nonostante Google non abbia praticamente alcuna presenza in Cina, la mancanza di tutte le applicazioni essenziali sarebbe un macigno duro da affrontare. Col tempo probabilmente gli sviluppatori presterebbero attenzione all’OS di Huawei ma, nell’immediato, la situazione sarebbe difficile anche per i top di gamma più potenti.
Insomma, Huawei si troverebbe in un problema massiccio molto difficile da dribblare. In pratica, tranne per il fatto che al momento non ha nessun piano commerciale per esso, Huawei si trova nella stessa situazione di Samsung e del suo Tizen OS.