John Chen ha firmato un contratto di cinque anni in BlackBerry, periodo nel quale ricoprirà il ruolo di amministratore delegato e, stando a quanto dichiarato in un’intervista al New York Times, ha un piano ben preciso per risollevare l’azienda entro quest’arco di tempo che trova ispirazione, niente poco di meno che, nella buonanima dello scomparso ex CEO dell’azienda di Cupertino, Steve Jobs.
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Così parlò John Chen al New York Times
Infatti, nell’intervista rilasciata al New York Times, John Chen ha paragonato la sua situazione attuale a quella di Steve Jobs quando fece ritorno in Apple agli inizi degli anni ’90, spiegando come risolleverà BlackBerry azienda che, oramai, sembrerebbe prossima al fallimento.
…”La mia opinione a riguardo di BlackBerry è davvero ampia. Sceglieremo quale dispositivo creare in base al software”…
Queste alcune delle parole estratte dall’intervista rilasciata da John Chen, che sembra ci lascino intendere che l’azienda potrebbe non solo migliorare i propri prodotti, ma addirittura produrne di nuovi e, se così fosse, sarebbe un cambio davvero rivoluzionario per un’azienda divenuta famosa per il suo telefono cellulare con tastiera fisica QWERTY, ormai surclassata dagli smartphone con tastiera virtuale a scomparsa su ampi display touchscreen.
In seguito, l’amministratore delegato, ha rassicurato, quell’ormai nicchia di clienti che hanno scelto BlackBerry, spiegando che l’azienda continuerà comunque a produrre telefoni cellulari, garantendo supporto ai propri consumatori – per la serie, finché la barca va, lasciala andare, ndr – ancora per molto tempo.
…”Apple deve vendere circa 60 milioni di iPhone per ottenere, direi, un margine di profitto del 10%, quindi se non siamo la prima o la seconda azienda per maggior numero di vendite, come facciamo ad ottenere un margine di profitto? Potremmo vendere benissimo 30 milioni di telefoni cellulari e perdere denaro. Su questo purtroppo devo essere realista”…
Siamo d’accordo con John Chen, insomma, sognare sì, ma restare comunque coi piedi per terra, anche perché, effettivamente, per quanto riguarda le vendite BlackBerry non sta certamente passando un bel periodo, ci basti pensare che nell’ultimo trimestre ha venduto poco meno di 2 milioni di telefoni cellulari con una perdita complessiva di 4,4 miliardi di dollari rispetto al trimestre precedente, dove erano stati venduti quasi il doppio dei dispositivi.
Tra i vari specchi ai quali arrampicarsi, John Chen punta molto anche sul software di messaggistica, famoso per la sua enorme sicurezza e utilizzato da una specifica fetta di utenza tra cui importanti membri del governo e dipendenti di Wall Street, finanche il Presidente degli Stati Uniti d’Americo a cui è stato negato l’utilizzo di un iPhone per lavoro, in favore di un telefono cellulare più sicuro qual è BlackBerry.
…”Abbiamo 80.000 server dedicati ad aziende ed istituzioni molto importanti. Ho bisogno di lavorare con quei canali e potremmo anche decidere di collaborare con Google. Per quanto riguarda la sicurezza nella comunicazione, i nostri software fanno cose che i loro non fanno”…
L’amministra delegato John Chen, dichiarando questo, non ha lasciato però intendere che ci sia attualmente alcun tipo di partnership tra il colosso di Mountain View e il gruppo di Waterloo, laddove, dal canto nostro, metaforicamente parlando, il primo potrebbe inglobare il secondo per un tozzo di pane.
L’intervista rilasciata da John Chen si conclude con una frase nella quale l’amministratore delegato cita colui che negli ultimi anni è riuscito a risollevare la propria azienda.
…”Ho guardato un video di Steve Jobs su YouTube, nel periodo in cui tornò in Apple, dove disse: << Non ho un nuovo prodotto, ma sono follemente concentrato sui miei clienti>>. Ecco, io adesso provo le stesse sensazioni”…
Che dire? Auguriamo a John Chen che i suoi intenti possano davvero realizzarsi, magari proprio con le parole del buon caro Steve Jobs: “Stay hungry, stay foolish”; intese in senso metaforico, così come le lasciò intendere lui durante il suo famoso discorso in quel di Stanford e non in senso letterale, o almeno speriamo di no.